mercoledì 28 novembre 2018

TOC 2018


L’ultimo week end di gare nazionali io lo inizio di giovedì prendendo parte alla 4 giorni del TOC (Toscana Orienteering Classic), in realtà 4 giorni ma 5 gare.
Le prime due gare sono in bosco e si svolgono ad Abbadia San Salvatore sulla carta del Monte Amiata.
Due gare middle in un terreno un po’ rognoso con parecchio verde e zone in cui non avevo molto riscontro tra cartina e realtà.
La prima gara è stata particolarmente ostica, a primo acchito mi sembrava di aver fatto parecchi errori ma riguardando la carta con la traccia GPS mi sono reso conto che non ho fatto così tanti errori perché ho fatto un grosso errore alla 3 che non mi tornava per nulla la cartina e la stessa cosa mi è capitata alla 14 in cui c’ erano parecchi più muretti di quelli segnati in carta.
Nella seconda invece mi sento meglio fisicamente e più a mio agio con la carta
Parto bene deciso senza voler strafare, arrivo fino alla 7 senza commettere grossi errori ma poi, per andare alla 8 non capisco bene come uscire dal punto e finisco parecchio basso quindi sono costretto a risalire la riva costeggiando il privato e la cosa mi ha fatto perdere parecchio tempo.
Nota positiva delle due tappe di bosco è stata la soddisfazione di recuperare in gara Matteo Zoppè che partiva 4’ di me nella seconda tappa.




Alla sera del secondo giorno ci prepariamo per la tappa in notturna in quel di Castel Nuovo dell’Abate, per una gara a sequenza libera, difficoltà più grande di queste gare è fare la sequenza migliore e non dimenticare nessuna lanterna.
Io come sempre non azzecco la sequenza migliore perché opto per fare i punti più lontani e con le tratte più lunghe subito all’ inizio quando sono ancora fresco (se si può essere freschi dopo due gare in bosco).
Non solo sbaglio la sequenza ma faccio anche due grossi errori per andare dalla 38 alla 37, non vedo la strada che entra di lato nel campo quindi la prendo dall’alto e questo mi ha portato a fare il secondo errore, appena entrato nel campo prendo subito la via a destra quando dovevo scendere dritto.
Dopo questi svarioni all’inizio, resetto la mente e cerco di concentrarmi a non fare più errori e ci riesco anche se le gambe non girano per niente come voglio e mi sento piantato. Termino la gara ma non ero per nulla soddisfatto per la mia prova.



Altro giorno altra prova, siamo già a sabato e qui si inizia a fare sul serio con le finali di coppa Italia e sprint race tour, oggi ci troviamo a San Giovanni d’Asso e ritrovo tutta la squadra, ma la stanchezza inizia a farsi sentire ma come sempre cercherò di dare il massimo.
Prima di andare in partenza mi giungono voci di parecchi PE/PM questo mi fa addrizzare le antenne soprattutto nei primi punti.
A questo punto della 4 gg non posso permettermi errori, devo entrare in classifica in tutte le gare per non vanificare quello fatto nelle prime 3 prove.
Corro ad un ritmo contenuto nei primi punti, essendo tutti punti in campo aperto è facile timbrare un punto che non è dei tuoi.
Arrivati in centro ritrovo un ritmo più decente gli unici errori che commetto sono nel castello dove ho avuto un calo di concentrazione, con questi errorini mi accorgo che Aron Gaio mi è alle costole, so già che lui in classifica finirà davanti a me, ma voglio tenermelo dietro fino alla fine, lui riesce a timbrare la 100 una frazione di secondo prima di me ma nel rettilineo di arrivo riesco a riprenderlo e a passarlo.




Ultimo giorno dell’ultima trasferta nazionale dell’anno siamo a Montalcino.
In questa giornata la cosa più difficile è sopravvivere alla quarantena, e poi, ma in secondo piano per una volta, fare una gara decente.
Dopo ore in quarantena e 30 minuti di riscaldamento, tocca a me e giustamente si mette a piovere in modo più intenso.
Prendo il via e subito mi carico sulle spalle un errore nel primo parchetto ma non ci penso voglio solo portare a casa la gara senza errori che compromettano la classifica generale del TOC.
Ma gli errori non sono finiti come per esempio alla 11 che non capisco bene da che parte prenderla e ovviamente io becco la più lunga.
Sbaglio anche la 14 che faccio la scelta più impegnativa con la pendenza maggiore, poi tutto “liscio” fino alla fine.
Concludo questa lunga e bella trasferta in terra Toscana così come la mia stagione agonistica.
Prossima gara l’Agorosso Raid a dicembre e sarà veramente l’ultima gara dell’anno.


venerdì 16 novembre 2018

Campionato italiano sprint relay e coppa Italia Long


Dopo un lunghissimo week end sul lago di Garda, mi sposto in Primiero dove prenderò parte: prima al campionato italiano Sprint Relay a Mezzano e poi all’ultima prova di Coppa Italia in bosco.

Arrivo hai campionati italiani parecchio stanco fisicamente e con la consapevolezza che lo star lontano per tre mesi dalle cartine mi avrebbe dato parecchi problemi in un centro come Mezzano.

Quest’anno la mia staffetta è composta da Elisa, con cui ho corso i due precedenti campionati sprint relay, e Edoardo.
Io sono in seconda frazione come l’anno scorso a Bobbio, faccio subito un enorme casino alla 1 perdendo parecchio tempo ma dopo aver girato praticamente tutta quella zona di Mezzano trovo il primo punto e cerco di trovare un ritmo di corsa che mi permettesse di leggere bene la carta per non fare altre stupidate come quella alla 1.

Più o meno ci riesco ma mi rendo conto che ho ritmo che fa schifo, non riesco ad essere incisivo ne in salita ne sciolto in discesa e questo mi sconforta una po’ ma le gambe sono ancora stanche dalla Limonextreme, a questo punto mi metto l’anima in pace e cerco di fare una gara regolare senza commettere più errori.

Purtroppo non c’è molto altro da dire di questa quindi mi limito a dire che con regolarità e l’accortezza di controllare i codici, riusciamo ad entrare nei primi 20.




Il giorno dopo ci trasferiamo a Caltena, dove prenderemo parte all’ ultima coppa Italia Long. Ci arivano all’orecchio voci che parlano di una gara lunga ( ovvio è una Long) ma anche parecchi impegnativa fisicamente, questa cosa mi esalta, so che sono pronto fisicamente per queste cose e domenica mattina sono parecchio carico con tanta voglia di far bene!!

Prendo il via e mi trovo a mio agio sia con il terreno che con la cartina, affronto il primo punto in sicurezza per prendere ancora più confidenza con la zona, già alla seconda faccio un errorino ma sono tranquillo, la gara è ancora lunga e c’è spazio per recuperare o, cosa più probabile, per sbagliare ancora di più.

Continuo la mia prova senza pensare agli errori fatti e le buone sensazioni che ho avuto in riscaldamento, sono venute con me anche in gara e mi 
accompagnano fino alla rovinosa caduta appena prima del punto 7 in cui ho sbattuto violentemente il ginocchio contro un sasso.

Dopo questa caduta raggiungo il punto e mi siedo un attimo, ,mangio del miele e cerco di riprendermi,  mentre sto per rialzarmi e ripartire, arriva Andrea Bruno che mi chiede come sto e se riesco a continuare,  io decido che posso provarci tanto in fin dei conti se non riesco in qualche modo devo tornare verso il ritrovo allora tanto vale provare a rimanere in gara così nel caso che il ginocchio non mi faccia male, posso qanche tentare di finirla.

Continuo con Andrea al 14° punto quasi ma per arrivare a questo punto, più precisamente nella discesa dalla 13 il ginocchi mi faceva particolarmente male quindi, arrivato nel prato prima della 14 ho deciso che non sarei stato in grado di affrontare la sassaia e quindi mi incammino sconsolato verso lo scarico si card  per annunciare il mio ritiro.



mercoledì 7 novembre 2018

LIMONEXTREME SKYRACE


Sono a Limone del Garda e siamo alla fine delle World Series di Skyrunning, dopo aver passato indenne il cancello più difficile, l’ iscrizione, è arrivato il momento di ritirare il pacco gara, attaccare il pettorale alla maglietta e scaldare le gambe!

Sabato 13 Ottobre mi trovo sul lungo lago di Limone insieme a tanti atleti di Skyrunning di fama mondiale come Anton Krupicka, Nadir Maguet, Jan Margarit Solè, Marco De Gasperi, Davide Magnini, Remi Bonnet, Kilian Jornet Burgada, Elisa Desco, ma non solo skyrunner ci sono anche parecchi orientisti al via come: Tove Alexandersson (pluri-campionessa mondiale ed europea), Mårten Boström, Judith Wyder (solo come spettatrice ma vincitrice del K+ la sera precedente) e parecchi atleti dell’ IFK Lidingö  
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Basta scaldarsi, il sole scalda anche fin troppo per essere Ottobre, dopo la presentazione dei top runner, è il momento di fare sul serio e fare fatica.

Prima dobbiamo districarci nei vicoli di Limone senza distruggere quelle poche cose che i negozianti non erano riusciti ritirare nel locale e senza investire qualche spettatore. Dopo l’inizio con dei piccoli su e giù arriviamo sulla statale per gli ultimi metri in piano prima di dimenticarci cosa voglia dire correre, o camminare, in piano.

Lasciamo l’asfalto e iniziamo a salire su un terreno molto friabile, come mi aspettavo, subito il terreno e la salita ha iniziato a mettere al suo posto le persone, parecchi di quelli che mi avevano superato nella prima parte me li vedo passare accanto o fermi a bordo sentiero per riprendere fiato.

Mi impongo di salire ad un ritmo costante, senza strafare, anche se sulla prima salita c’era parecchia gente che ci incitava e ti spingeva a dare tutto ma bisogna corre con la testa oltre che con le gambe e devo fare i con la mancanza dei bastoncini che mi aiutano e mi tolgono un po’ di fatica dalle gambe; la cosa mi riesce e arrivato al primo ristoro mangio qualcosa ma non troppo per non appesantirmi e soprattutto per non perdere il gruppo in cui ero che tiene un ritmo adeguato per il me e facciamo il tratto fino al successivo ristoro praticamente insieme.

A questo ristoro che poi sarà anche il 4° prendo un po’ più di tempo come tutti gli umani, del resto, attraversiamo il ponte e iniziamo “l’anello” che inizia una bella discesa abbastanza tecnica nel bosco seguita da un breve sali e scendi per poi attaccare una nuova salita ma questa volta più ripida ed impegnativa. In discesa mi sento bene e mi lascio andare e inizio a forzare il ritmo per vedere chi mi segue, solo in 2 mi seguono e arriviamo insieme al ristoro posto poco prima del cancello orario, continuiamo insieme per i primi sali e scendi poi saranno loro a forzare il ritmo per provare a staccarmi e questo avviene, inizialmente la cosa mi scoccia ma poi mi rendo conto che forse non è un male e continuo di buona lena a salire, con un dolore alla schiena che mi assilla da quando ho terminato la discesa, passando tratti esposti e con corde fisse fino a ritornare al ristoro, qui ritrovo i due che mi hanno staccato i salita che riconsegnano i pettorali e si fanno spiegare la via più breve per tornare a Limone del Garda mentre mi rifocillo sento che il dolore non tende a diminuire e chiedo ad uno dei medici se può manipolarmi per far si che il dolore si attenui un po’, mi fa stendere a terra e dopo un paio di manipolazioni mi alzo e sono pronto per ripartire “ come nuovo” o quasi.

Dopo la manipolazione fatico a rimettermi a correre subito ma proseguo comunque camminando anche perché la strada inizia a salire con pendenze cattive fin da subito.
La salita da prima si snoda all'interno di un bosco per poi terminare in mezzo a dei prati in cui avanzo più con la testa e con il cuore che con le gambe, questa salita ci porta al monte Carone da cui si snoda una discesa molto tortuosa e tecnica che mi fa ritrovare la voglia di correre e continuerò fino alla linea del traguardo, fermandomi solo per i ristori.

Terminata la discesa iniziano una serie di su e giù che sembrano infiniti ma finalmente vedo il cartello che indica l’inizio della discesa, con una frase che fa riflettere, se non sei in gara, perché se sei in gara vuol dire che proprio sano non lo sei, ma parecchi lo, come se fosse la porta dell’inferno, per me è una bellissima vista perché significa potersi lasciare andare e scendere a tutta velocità fino a sentirsi in grado di spiccare il volo, sperando ovviamente di non volare a terra o contro ad una roccia o peggio cadere fuori sentiero finendo sul fianco della montagna.

Inizio la discesa senza timore e senza pensarci troppo, metto solo in pratica quello che ho fatto a Cervinia durante il Vk- del CXT, svuotare la mente, non pensare a nulla, lasciare che l’istinto e l’esperienza acquisita nell’orienteering mi facciano arrivare in fondo tutto intero.

Supero la parte più tecnica e difficile della discesa indenne senza travolgere nessuno, recuperando qualche posizione fin o a giungere in boschetto di conifere dove per un secondo ho rischiato di vanificare tutto affrontando una salitella di slancio arrivando al suo culmine inciampo, non so nei miei piedi o in una radice, rischiando di cadere proprio mentre inizia un'altra discesa ma riesco, non so come, a rimanere in piedi.

Dopo questa roccambolesca azione, in cui non ci ho capito nulla, continuo a scendere attraverso la pineta fino a raggiungere l’ultimo ristoro dove mi fermo giusto il tempo di mezzo bicchiere d’acqua e guardare l’orologio e rendermi conto che posso stare sotto le 6 ore.

Riparto a tutta velocità, proprio come se non ci fosse un domani, ad ogni piccola salita o leggero falso piano e spingo come se fossero gli ultimi metro e inizio a recuperare atleti, appena ne supero uno, ne vedo subito un altro in lontananza e mi impongo di dare tutto fin che non lo prendo e lo supero, a questo punto non  ci faccio nemmeno più caso su che tipo di terreno sto correndo, anche quando ci sono degli scalini li passo via di volata senza accorgermene, quando vedo in lontananza il lago prendo nuova carica e spingo ancora ma purtroppo fino all’arrivo non c’è più nessuno ma tutta la gente che si trova sul lungo lago che fa il tifo per noi mi da la carica e mi fa dimenticare la fatica.

Taglio il traguardo della Limonextreme in 5:59:19 togliendomi la soddisfazione di finirla sotto le 6 ore, già finirla per me sarebbe stata una grandissima gioia.