Sono a
Limone del Garda e siamo alla fine delle World Series di Skyrunning, dopo aver
passato indenne il cancello più difficile, l’ iscrizione, è arrivato il momento
di ritirare il pacco gara, attaccare il pettorale alla maglietta e scaldare le
gambe!
Sabato 13
Ottobre mi trovo sul lungo lago di Limone insieme a tanti atleti di Skyrunning
di fama mondiale come Anton Krupicka, Nadir Maguet, Jan Margarit Solè, Marco De
Gasperi, Davide Magnini, Remi Bonnet, Kilian Jornet Burgada, Elisa Desco, ma
non solo skyrunner ci sono anche parecchi orientisti al via come: Tove
Alexandersson (pluri-campionessa mondiale ed europea), Mårten Boström, Judith
Wyder (solo come spettatrice ma vincitrice del K+ la sera precedente) e
parecchi atleti dell’ IFK Lidingö
.
Basta scaldarsi,
il sole scalda anche fin troppo per essere Ottobre, dopo la presentazione dei
top runner, è il momento di fare sul serio e fare fatica.
Prima
dobbiamo districarci nei vicoli di Limone senza distruggere quelle poche cose
che i negozianti non erano riusciti ritirare nel locale e senza investire
qualche spettatore. Dopo l’inizio con dei piccoli su e giù arriviamo sulla
statale per gli ultimi metri in piano prima di dimenticarci cosa voglia dire
correre, o camminare, in piano.
Lasciamo
l’asfalto e iniziamo a salire su un terreno molto friabile, come mi aspettavo,
subito il terreno e la salita ha iniziato a mettere al suo posto le persone,
parecchi di quelli che mi avevano superato nella prima parte me li vedo passare
accanto o fermi a bordo sentiero per riprendere fiato.
Mi impongo
di salire ad un ritmo costante, senza strafare, anche se sulla prima salita
c’era parecchia gente che ci incitava e ti spingeva a dare tutto ma bisogna
corre con la testa oltre che con le gambe e devo fare i con la mancanza dei bastoncini
che mi aiutano e mi tolgono un po’ di fatica dalle gambe; la cosa mi riesce e
arrivato al primo ristoro mangio qualcosa ma non troppo per non appesantirmi e
soprattutto per non perdere il gruppo in cui ero che tiene un ritmo adeguato
per il me e facciamo il tratto fino al successivo ristoro praticamente insieme.
A questo
ristoro che poi sarà anche il 4° prendo un po’ più di tempo come tutti gli
umani, del resto, attraversiamo il ponte e iniziamo “l’anello” che inizia una
bella discesa abbastanza tecnica nel bosco seguita da un breve sali e scendi
per poi attaccare una nuova salita ma questa volta più ripida ed impegnativa. In
discesa mi sento bene e mi lascio andare e inizio a forzare il ritmo per vedere
chi mi segue, solo in 2 mi seguono e arriviamo insieme al ristoro posto poco
prima del cancello orario, continuiamo insieme per i primi sali e scendi poi
saranno loro a forzare il ritmo per provare a staccarmi e questo avviene,
inizialmente la cosa mi scoccia ma poi mi rendo conto che forse non è un male e
continuo di buona lena a salire, con un dolore alla schiena che mi assilla da
quando ho terminato la discesa, passando tratti esposti e con corde fisse fino
a ritornare al ristoro, qui ritrovo i due che mi hanno staccato i salita che
riconsegnano i pettorali e si fanno spiegare la via più breve per tornare a
Limone del Garda mentre mi rifocillo sento che il dolore non tende a diminuire
e chiedo ad uno dei medici se può manipolarmi per far si che il dolore si
attenui un po’, mi fa stendere a terra e dopo un paio di manipolazioni mi alzo
e sono pronto per ripartire “ come nuovo” o quasi.
Dopo la
manipolazione fatico a rimettermi a correre subito ma proseguo comunque
camminando anche perché la strada inizia a salire con pendenze cattive fin da
subito.
La salita da
prima si snoda all'interno di un bosco per poi terminare in mezzo a dei prati
in cui avanzo più con la testa e con il cuore che con le gambe, questa salita
ci porta al monte Carone da cui si snoda una discesa molto tortuosa e tecnica
che mi fa ritrovare la voglia di correre e continuerò fino alla linea del
traguardo, fermandomi solo per i ristori.
Terminata la
discesa iniziano una serie di su e giù che sembrano infiniti ma finalmente vedo
il cartello che indica l’inizio della discesa, con una frase che fa riflettere,
se non sei in gara, perché se sei in gara vuol dire che proprio sano non lo
sei, ma parecchi lo, come se fosse la porta dell’inferno, per me è una
bellissima vista perché significa potersi lasciare andare e scendere a tutta
velocità fino a sentirsi in grado di spiccare il volo, sperando ovviamente di
non volare a terra o contro ad una roccia o peggio cadere fuori sentiero
finendo sul fianco della montagna.
Inizio la
discesa senza timore e senza pensarci troppo, metto solo in pratica quello che
ho fatto a Cervinia durante il Vk- del CXT, svuotare la mente, non pensare a
nulla, lasciare che l’istinto e l’esperienza acquisita nell’orienteering mi
facciano arrivare in fondo tutto intero.
Supero la
parte più tecnica e difficile della discesa indenne senza travolgere nessuno,
recuperando qualche posizione fin o a giungere in boschetto di conifere dove
per un secondo ho rischiato di vanificare tutto affrontando una salitella di
slancio arrivando al suo culmine inciampo, non so nei miei piedi o in una
radice, rischiando di cadere proprio mentre inizia un'altra discesa ma riesco,
non so come, a rimanere in piedi.
Dopo questa
roccambolesca azione, in cui non ci ho capito nulla, continuo a scendere
attraverso la pineta fino a raggiungere l’ultimo ristoro dove mi fermo giusto
il tempo di mezzo bicchiere d’acqua e guardare l’orologio e rendermi conto che
posso stare sotto le 6 ore.
Riparto a
tutta velocità, proprio come se non ci fosse un domani, ad ogni piccola salita
o leggero falso piano e spingo come se fossero gli ultimi metro e inizio a
recuperare atleti, appena ne supero uno, ne vedo subito un altro in lontananza
e mi impongo di dare tutto fin che non lo prendo e lo supero, a questo punto
non ci faccio nemmeno più caso su che
tipo di terreno sto correndo, anche quando ci sono degli scalini li passo via
di volata senza accorgermene, quando vedo in lontananza il lago prendo nuova
carica e spingo ancora ma purtroppo fino all’arrivo non c’è più nessuno ma
tutta la gente che si trova sul lungo lago che fa il tifo per noi mi da la
carica e mi fa dimenticare la fatica.
Taglio il
traguardo della Limonextreme in 5:59:19 togliendomi la soddisfazione di finirla
sotto le 6 ore, già finirla per me sarebbe stata una grandissima gioia.
Nessun commento:
Posta un commento