A soli 7
giorni dai Campionati Italiani in Cansiglio, sono a Pieve di Ledro per prendere
parte alla Ledro Trail.
Questa gara
non era nel mio programma iniziale delle gare di Trail per il 2021, ma la
settimana prima degli italiani ero in dubbio se andare o meno in Cansiglio per
via di un possibile tampone per prendere parte alle competizioni, quindi ho
deciso di iscrivermi a questa gara che, a dirla tutta all’atto dell’iscrizione
ho cercato un pettorale per la Tenno Trail (gara di circa 20km) ma era sold out
rimanevano pettorali solo per la Ledro Trail (42 + 2200 circa) o la Garda Trail
( 63 + 3800 circa)… sapevo che non ero pronto per nessuna delle due e tra le
due ho preso il minore dei mali, considerando che il week end successivo ci
sarebbero state due gare di Coppa Italia a Bellamonte, e quella nella quale ho
un minimo di esperienza… che Ledro Trail sia!!
Sabato
mattina ore 11.30 in punto partiamo da Pieve di Ledro, come tutte le volte mi
dico “stai calmo 40 km sono lunghi…non partire come un disgraziato!” e visto
che io sono disgraziato dentro parto a tutta!
Tengo un
ritmo alto per tutto il lungo lago e il primo pezzo della salita che si
sviluppa all’interno dell’abitato di Mezzolago, ma quando la salita si fa più
pendente sento che mi devo moderare, dopo tutto è la prima uscita seria in
montagna non posso pretendere troppo, in questo tratto entra in gioco la testa
che mi fa calare il ritmo e salire a ritmo (lento, forse, ma inesorabile, senza
soste).
Arrivo in
forcella, da cui parte un bellissimo Single Track che scende verso il rifugio
Pernici, chiudo i bastoni e scendo veloce superando tratti un po’ esposti e
tratti con neve divertendomi come un bambino.
Al rifugio
Pernici, metto i bastoni nello zaino, mi sento impacciato in discesa con quelli
in mano, mangio qualcosa e riempio la flask e riparto per la discesa… mentre
scendo tolgo anche le maniglie che ho legato hai polsi per i bastoni e l’infilo
nello zaino, nella discesa riprendo tanti che in salita mi hanno superato ma
che in discesa, specie se bagnata come era, si sono piantati per paura di
cadere io al contrario scendo molto veloce senza sentire la fatica, arrivato in
una zona più piatta guardo sull’orologio la distanza percorsa e non sono
nemmeno a 20 km e inizio a chiedermi se sono mi sia fatto prendermi la mano in
discesa… poi però mi tornano alla mente le parole di un grande atleta, Daniel
Antonioli, che in un intervista dichiarò che nelle gare di skyrunning lui parte
a tutta e continua così fin che ne ha, quando non ne ha più ci pensa al
momento… (non ricordo le parole esatte ma il senso è questo).
In quel
momento io mi sentivo bene e sentivo di averne ancora così continuo con quel
ritmo, tanto ormai quello che è fatto è fatto le energie che ho usato non posso
recuperarle quindi tanto vale…
Arrivato al
secondo ristoro, mi rifocillo e parto alla volta del lago di Tenno dove inizio
a sentire un po’ la fatica ma per non pensare a quello mi guardo attorno notando
le bellezze del lago, poi appena la strada torna a salire mi metto testa bassa
e salgo senza problemi e nei tratti che le pendenze si fanno più dolci ritorno
a correre, come se la stanchezza sia sparita.
Il sentiero
continua tra sali e scendi e si continua di buona lena con qualche momento di
crisi ma stringendo i denti giungo al terzo e ultimo ristoro… cerco di
riprendermi e poi si riparte!
Stando ai
volontari da qui al traguardo ad Arco ci sono ancora 11 km circa e una salita di
200 m di dislivello fino alla forcella che si vedeva anche dal ristoro, ma una
cosa che ho imparato in tutte le gare di trail che ho fatto, è quella di non
dare troppo peso a quello che dicono i volontari perché al 99% non è mai come
dicono loro e questa volta non sarà diverso!
La salita
lunga con i 200 m di dislivello c’era e dalla forcella iniziava una lunga
discesa che alternava tratti tecnici a tratti in cui il sentiero spianava e si
allargava, quello che però non hanno detto è che durante la discesa c’erano
anche parecchi strappi in salita (che rimangono nelle gambe più di una salita
lunga) e soprattutto che in due tratti del sentiero c’erano delle reti
metalliche a terra che spuntavano dal terreno, probabilmente messe li per evitare
l’erosione del sentiero, ma a mio parere quelle reti andavano segnalate sul
terreno visto che era molto pericoloso passarci sopra e ci dovevano avvisare in
partenza come hanno fatto per il passaggio esposto con il cavo metallico per
attaccarsi…
Tornando
alla gara…dopo essere arrivato alla forcella inizio la discesa cercando di
sciogliere le gambe il più possibile, cerco di spingere a tutta e inizio a recuperare
atleti che ho davanti, ma nei tratti in cui il sentiero si allarga e spiana un
po’ mi annoio abbastanza e non riesco a spingere come vorrei ma dove il
sentiero si fa più tecnico, mi si stampa un sorriso in faccia e acquisto automaticamente
velocità.
Chiudo la
mia fatica in 5:27:14 in 91° posizione maschile!
Diciamo che
per una gara non preparata a dovere è andata più che bene, ora ci si riposa e
si pensa al week end di Coppa Italia a Bellamonte e Passo S. Pellegrino.